VACANZE? CHE STRESS!

Che lo stress sul lavoro potesse arrivare a farci ammalare già lo sapevamo. Ma cosa succede oltre quella linea di confine, fissata più o meno a cavallo dei mesi di luglio e agosto, oltre la quale c’è un sogno chiamato ferie? Per quanto sembri paradossale, lo stress, ormai compagno inseparabile, parte con noi. E’ una conseguenza diretta di quanto subito in ambito professionale. Ormai si arriva all’estate sempre più stremati. Con l’aspettativa di una “terra promessa”, di un antidoto contro “il logorio del lavoro moderno”, di un riscatto da 11 mesi di fatiche.

E ci si sbaglia. Perché non bastano un paio di settimane a cancellare un anno vissuto pericolosamente tra tensioni, ansie e ritmi forsennati. In secondo luogo perché la vacanza, per quanto “da sogno” avviene in un luogo fisico. E la dimensione onirica raramente combacia con quella fisica. In terzo luogo perché un cambiamento repentino e totale delle abitudini di vita può essere fonte di straniamento. Alcuni infatti, presi da “horror vacui”, si sovraccaricano di impegni, col chiaro intento di recuperare il tempo perduto ma riproducendo di fatto, anche se in costume da bagno, gli stessi paradigmi nevrotici della vita metropolitana. Altri affogano nella noia. Tutti alla fine non vedono l’ora di tornare alla vita quotidiana, salvo poi scoprire, una volta tornati a casa, quanto si stava meglio in vacanza. Ma non c’è rewind. Anzi c’è un altro durissimo anno da affrontare. Meglio quindi pensarci adesso, che le vacanze non sono ancora iniziate. Peraltro, viste le dimensioni del problema, il web abbonda di consigli.

Vediamo di sintetizzarli in un piccolo vademecum da tenere a portata di mano. Il primo imperativo è “piano con le idealizzazioni”. Le vacanze sono viaggi in luoghi reali dove la vita non segue necessariamente la nostra sceneggiatura. E se le condizioni meteo non sono sempre perfette, o un ristorante è mediocre non è una tragedia: la vacanza è comunque il luogo del riposo e del recupero. Che può avvenire a qualsiasi latitudine e nonostante un temporale. Il secondo imperativo è “niente superpoteri”. E quindi si può tirare un sospiro di sollievo, dato dalla libertà di uno spazio aperto da riempire come  si vuole. Dove il poco può essere meglio del troppo. Il terzo imperativo riguarda invece il cosiddetto “holiday blue“, che secondo l’OMS colpisce più del 50% dei vacanzieri.

Per digerire il rientro è consigliabile non arrivare la sera prima del ritorno in ufficio, ma lasciarsi qualche giorno di “atterraggio morbido” nella normalità. Poi molti studi incoraggiano il consumo di uva rossa, ricca di melatonina per riallineare il ritmo veglia-sonno all’orologio metropolitano. Ma soprattutto è importante fare progetti su di sé: il rientro in città non è il ritorno in cella alla fine dell’ora d’aria. E’ il momento buono per pensare a un nuovo hobby, a un’attività sportiva, a una dieta da seguire “davvero”. Poi se anche questi semplici accorgimenti risultano difficili da mettere in atto, c’è una soluzione che risolve il problema alla radice. Portarsi il lavoro in vacanza.

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Epson Italia Blog
Data di pubblicazione:
06.07.2012